L’immobilità della montagna in una terra che contiene il movimento liquido delle onde del mare, si fa scavare… dalle onde, nella roccia. L’acqua nutre la terra, la riempie, la invade; creando nuovi avvallamenti, rotondità, morbidezze, accarezza la terra e la rende pulsante, fertile, rigenerandola ogni volta che il vento preme e il sole riscalda.
Il liquido, ciò che non prende forma, posizione: è acqua. Idrata, toglie il grigiore e riflette la luce per far crescere quel che in profondità la terra nasconde. Un liquido emotivo, uno stato d’anima passeggero, un corpo che si siede e si rialza, una nuvola che si gonfia poi scoppia e ritorna scia.
In questa stabilità, cammino e quando vedo un restante roccioso in cui è possibile fermarsi, colgo l’occasione di sedermi a riposare, per ammirare tutto quel che mi circonda. Passo dopo passo, solo il mio respiro che si fa sentire più veloce nel nuovo scambio d’ossigeno, fa fatica a liberarsi e a prendere uno spazio “proprio”; lasciandosi scavare il corpo, il respiro si amplifica, diventa fluido, morbido e mi riporta alla mia essenza. Arrivano i suoni della natura, entrano dentro, in uno spazio così vivo…pulsante. Nel cuore, entra il canto degli uccelli, partecipando al nutrimento, le arterie donano e le vene ricevono.
Ed è lei che nonostante tutto quello che il cielo le presenta, rimane ferma, immobile. A volte capita che improvvisamente una parte di essa crolli, permettendole una trasformazione. È un incontro tra due anime, una parte dell’universo che si tocca e si rigenera tra la presenza e un movimento continuo.